L’allattamento al seno nonostante tutto
In me battevano due cuori. Il mio, gradito ospite da quasi trent’anni. Il tuo, piccolo granello di vita.
Due cuori. Due muscoli che battono all’unisono. Due vite; una dentro l’altra.
Ospitarti per nove mesi dentro di me è stato un grande onore. Una grande paura anche, fisica e mentale. Ma soprattutto un gran privilegio.
Già da lì dentro mi hai insegnato un sacco di cose.
Che la vita sin dal concepimento è l’incontro misterioso, fortuito e meraviglioso tra la cellula uovo ed il suo spermatozoo.
Grazie a te ho conosciuto un intero mondo: quello dei bambini con schisi del labbro e del palato. All’ecografia del 5° mese mi hanno comunicato questa tua particolarità e da quel giorno sono diventata mamma.
Quando ho saputo del tuo labbretto non lineare si sono impossessati di me mille dubbi e timori ma hanno avuto vita breve perché i tuoi calci continui, il tuo singhiozzo perenne e i tuoi movimenti vitali mi hanno riportato a te.
Non potevo vederti in viso ma la tua meravigliosa presenza portava con sé un mistero talmente grande da essere in grado di rassicurarmi, nonostante questa tua imperfezione.
Il mio corpo è stato a tua completa disposizione per i tuoi primi mesi di vita: dalle nausee dei mesi iniziali così fortemente invalidanti per me ma colme di significato vitale per te, alla mia pancia sempre più tesa, più grande, più piena di te.
La tua nascita, poi, è stata l’apice di questa corporalità così dominante: per la prima volta in vita mia era il mio corpo che guidava la mia mente ed il dolore così vivo e sempre più forte non poteva che culminare nell’esplosione di vita che eri tu.
Per i tuoi primi mesi di vita hai conosciuto solo il mio corpo: come non poter continuare poi, una volta nel mondo, ad ospitarti in me tramite le mie braccia ed il mio seno?
All’ecografia del 5° mese io e mio marito abbiamo saputo di aspettare una bimba… una bellissima bimba con una malformazione al labbro: il così detto “labbro leporino”. Inizialmente eravamo molto scossi: quando non si conosce una cosa ci si spaventa molto. Poi ci siamo informati e seppur con un’angoscia di fondo sempre presente siamo riusciti a vivere i mesi conclusivi della gravidanza in modo abbastanza sereno: dentro di me c’era una piccola vita che scalciava in continuazione e voleva nascere, vivere, correre… nonostante tutto!
Al momento del parto eravamo pronti al peggio: la bambina poteva nascere anche con il palato coinvolto nella malformazione (difficilmente verificabile durante le varie ecografie fatte)! Ma noi eravamo pronti!
Quando Azzurra è nata era bellissima! Aveva sì una schisi del labbro (così si chiama in termini medici) ma il suo palato era integro e lei era stupenda, con gli occhietti già vispi e la voglia scalpitante di conoscere il mondo!
Avevo una gran paura di non poterla allattare a causa di quel suo labbretto così strano e invece… dopo le difficoltà dei primi giorni l’allattamento al seno è andato benissimo! L’ho allattata senza aiuti esterni… solo con tanta pazienza. Addirittura sembrava che Azzurra succhiasse meglio al seno che al biberon!
A 6 mesi c’è stata l’operazione al labbro. Tutti (infermieri, chirurghi, familiari) mi hanno vivamente consigliato di iniziare presto lo svezzamento perché dopo l’intervento non avrei più potuto allattarla per almeno 2 settimane. I due mesi prima dell’intervento sono stati i più difficili: io e mio marito le abbiamo pensate e provate tutte per staccare Azzurra dal seno ma lei non ne voleva proprio sapere (e forse nemmeno io!) e le pappe poi…. Non era ancora pronta!
Ho così deciso di informarmi leggendo un po’ di libri e attraverso internet: qualcosa dentro di me diceva che c’era una soluzione… E infatti ho fortunatamente trovato questo sito:
E’ un sito creato da Regina Masaracchia, un’infermiera e consulente professionale dell’allattamento al seno (IBCLC), mamma di un bimbo nato con la PS e che sostiene l’allattamento al seno per i bambini nati con una schisi del labbro e addirittura anche per quelli con una malformazione al palato (palatoschisi). Ho iniziato così a spedire e-mail e a porre tutti i miei dubbi ed interrogativi. Sono riuscita a parlare con Silvia Honigamnn, un’altra consulente professionale dell’allattamento al seno gentilissima che lavora in Svizzera che mi ha aperto il cuore: da loro dopo l’intervento è prassi far allattare il bambino!
Grazie a questa infermiera e alle informazioni che mi ha dato sono riuscita, nonostante medici e infermieri fossero contrari, ad allattare al seno la mia piccola Azzurra poche ore dopo l’intervento.
In seguito all’operazione, infatti, il suo pianto era inconsolabile. Era spaventata, provava dolore con tutti quei punti, aveva fame… non ne voleva sapere di nutrirsi col cucchiaino né col biberon. Fino a quel momento aveva sempre trovato conforto, amore, nutrimento nel seno della sua mamma! Ho pregato con le lacrime agli occhi l’infermiera di poter allattare la mia piccolina… e così è stato! Appena vicino al mio seno ha smesso di piangere, ha cercato con disperazione il capezzolo e si è calmata all’istante!
Dopo quel momento in ospedale non ha più pianto: sapeva di poter contare sulla sua mamma! E’ riuscita anche a perdere poco peso. Mi sono sentita sollevata: potevo finalmente far qualcosa per far soffrire meno Azzurra!
Ora Azzurra ha quasi un anno. Il suo labbro è bellissimo… tutto è andato bene! Mangia volentieri le sue pappe e ancora tanto il latte della sua mamma: per noi è stato un allattamento conquistato con fatica e quando si addormenta al seno e si sveglia innumerevoli volte durante la notte per cercarlo non posso che non ricordare quegli attimi, quella sua sofferenza, quella sua voglia di mamma… e la stanchezza si tramuta in amore illimitato!
Ho deciso di scrivere queste poche righe per testimoniare alle mamme di bambini nati con schisi del labbro, del palato o di entrambi che è possibile allattare al seno la propria creatura. Non senza fatica e pazienza ma è un dono che può essere offerto a questi piccoli e può aiutare loro e noi genitori anche a vivere le degenze in ospedale in modo più sereno.
Nessuno come un neonato ha bisogno del corpo dei genitori per poter vivere!
E’ possibile parlare dell’argomento, scambiarsi opinioni e testimonianze anche su Facebook tramite il gruppo "Allattamento schisi".
Per chi volesse contattarmi via mail:
Nel 2006 aspettavo la mia seconda bambina, Miriam. Ho effettuato l’ecografia morfologica di routine (intorno alla 16esima settimana) nella quale è stato evidenziato una labiopalatoschisi monolaterale. La diagnosi è stato scioccante, non tanto per la labiopalatoschisi (sapevo solo vagamente cosa fosse, sapevo vagamente che sarebbe influito sull’allattamento), ma perché il ginecologo mi ha consigliato di fare un’indagine genetico e altri esami per vedere se c’erano altre patologie, di fretta, perché mancavano solo due settimane se desideravo interrompere la gravidanza. Le sue parole sono state devastante e ho impiegato un mese per uscirne fuori dal ‘buoi’. In seguito ho avuto una seconda ecografia dove il problema è stato trasmesso come un piccolo problema risolvibile che mi ha rassicurato sulla salute della mia bambina (non ho sentito nessun bisogno di effettuare ulteriori indagini).
Io avevo già allattato la mia prima bambina ed avevo preso contatti con La Leche League per cui, in seguito alla diagnosi della LPS, ho contatto subito una Consulente e mi sono documentato sull’allattamento . Non c'era molto in letteratura all'epoca, nè su internet - avevo alcuni libri di allattamento con alcune informazioni utili, e tre libricini; uno de La Leche League, uno de l'Australian Breastfeeding Association (ancora in stampa) e 'Give them a little time' di Christa Herzog-Isler.
Avevo già in piano di partorire Miriam a casa come la sorella maggiore Nora. Sia io, sia l’ostetrica che mi seguiva, abbiamo fatto degli indagini sulla sicurezza del parto in casa nel caso della labiopalatoschisi, e entrambi eravamo sicure che la labiopalatoschisi non compromettesse un parto naturale nel luogo previsto. Ho trovato un neonatologo che era disposto a venire a fare la prima visita ed è stato informato della presenza della patologia.
Non ho ricevuto nessun informazione su i centri di riferimenti per la labiopalatoschisi e siamo andati a conoscere alcuni chirurghi a caso. Ho saputo dell’esistenza del centro di riferimento Toscano tramite una Consulente di allattamento che aveva seguito due mamme che avevano portato i loro figli a pisa e si erano trovate bene, soprattutto per quanto riguarda l’incoraggiamento verso l’allattamento. Mia figlia è nata in un periodo in cui l’informazione sulla labiopalatoschisi su internet era ancora poca (il sito AISMEL - l'associazione dei genitori per la labiopalatoschisi, dell'ospedale di pisa, è nato successivamente) e non conoscevo niente sulle varie tecniche. Quello che mi premeva era trovare una struttura che permettesse l’allattamento post’intervento e che non richiedesse l’uso dei tutori e lo svezzamento temporaneo dal seno e biberon. Abbiamo visitato l’ospedale di Cisanello e abbiamo conosciuto il Dott. Gatti (il primario del reparto all' epoca era il Prof. Massei) ancora prima della fine della gravidanza e questo mi ha dato un senso di sicurezza.
Miriam è nata dopo un parto precipitoso (un ora e tre quarti) senza complicazioni. L’ho attaccato al seno e ha dato qualche ciucciata. Avevo già noleggiato un tiralatte elettrico a doppio attacco e ho incominciato il ‘lavoro’ di spremere il latte che inizialmente ho somministrato tramite siringa (senza ago) e successivamente con il biberon ‘special needs’ della Medela.
La bambina cresceva bene con il latte spremuto, la attaccavo al seno quando potevo, che non era spesso – forse una volta o due al giorno nei primi mesi visto l’impegno della spremitura del latte, la preparazione dei biberon ed i bisogni della sorella maggiore.
Miriam crescendo è stata sempre più abile ad attaccarsi al seno e ho potuto interrompere l’uso del biberon per la notte dal quarto mese perché riusciva a saziarsi a sufficienza con la sola poppata al seno.
Miriamè è stata sottoposta a due interventi chirurgi nei primi sette mesi di vita; a due mesi e mezzo la chiusura del labbro e gengiva, a sei mesi e mezzo la chiusura del palato. La ripresa dell’alimentazione post intervento non è stato facile, soprattutto dopo la chiusura del palato quando sembrava avere dolore nel deglutire. Ha avuto anche un rifiuto totale del seno che è durato due settimane. Con molte coccole, contatto pelle a pelle, a grazie ad un dispositivo di alimentazione supplementare (DAS) infilato sotto un paracapezzolo (camuffando un po’ il seno per renderlo simile ad un biberon) siamo riuscite a superare il suo ‘sciopero’ del seno e lei ha incominciato a poppare dal seno senza avere bisogno di un’aggiunta di latte all’età di 7 mesi e ho potuto finalmente abbandonare il biberon e tiralatte.
E’ stata un’esperienza molto faticoso, soprattutto per la mancanza di informazione.
Ho imparato molte cose solo anni dopo che avrebbero potuto facilitare l’esperienza. Spero che il mio racconto possa essere utile, soprattutto per aiutare altre mamme,
Alice Farrow